Gloria seppe condurre, con soddisfacenti risultati, le brigate partigiane a lui affidate

Zona di Bedonia (Val Taro). Fonte: Costanza Guidetti, Op. cit. infra

Come si diceva nell’introduzione del paragrafo, dalla documentazione e dai precedenti studi sulla resistenza parmense, poco è pervenuto sul profilo personale di Paolo Ceschi. Il nome di Gloria infatti compare unicamente nelle vicende della nomina al Comando, nella difesa da lui intrapresa di fronte al provvedimento verso Mauri e nelle direttive da lui firmate; poco altro emerge del suo operato. Basandosi sui passaggi più significativi di queste vicende, si cercherà di tracciarne un profilo personale e professionale. L’unica informazione sul passato di Gloria, ci proviene da Leonardo Tarantini, il quale nel suo libro riporta: “il comitato nominò d’autorità Comandante Unico Colonnello Gloria, un ufficiale in s.p.e. [servizio permanente effettivo] di Stato Maggiore, già imprigionato dai tedeschi e da poco liberato attraverso uno scambio di prigionieri in territorio parmense“<268.
Vediamo ora quali siano i tratti distintivi di questo Comandante.
La competenza militare
Il primo documento in cui appare il nome di Gloria, è quello del 23 ottobre 1944; si tratta della missiva inviata dal Comitato di Liberazione provinciale alla Delegazione Nord Emilia, già vista nel paragrafo sulla crisi del Comando Unico <269. Nel documento, che aveva per oggetto il titolo: Ricostituzione del Comando Unico Operativo, dopo aver spiegato i motivi dei provvedimenti presi (la possibile divisione delle brigate parmensi in due zone) il CLN di Parma procede alla nomina d’ufficio del Comandante unico nella persona di un “ufficiale effettivo di grado superiore che abbia competenza tattica adeguata e requisiti politici indiscussi” <270, questi era Paolo Ceschi.
“a tal scopo [prosegue il documento] questo C.L. segnala di tenere a disposizione quale elemento adatto, il T. Coll. di S.M. Gloria Giovanni che da informazioni assunte risulta essere: 1. Moralmente e fisicamente preparato al compito 2. Fornito di specifica capacità tecnica 3. Ricco di esperienza in materia di organizzazione e lotta partigiana 4. Già a conoscenza di una parte della zona montana della provincia per quanto riguarda le brigate”. <271
Gloria viene quindi individuato dal Comitato come uomo in grado di dare al Comando Unico, l’autorità indispensabile per imporre “una buona volta quel minimo di disciplina necessaria al coordinamento dell’attività partigiana”<272. Tali doti e qualità vengono ribadite anche nella lettera dell’Ispettore del Nord Emilia Marelli inviata al Comitato di Parma. L’autore, dopo aver dichiarato che il CLN aveva mancato di tatto e forma nel cercare d’imporre d’autorità un nome sconosciuto alle brigate, riportò il giudizio del Comandante Generale del Corpo Volontari della libertà, espresso durante la riunione del 25 novembre 1944, alla quale Marelli fu invitato a partecipare per esporre la situazione parmense.
“Il Comandante Generale ha aggiunto che egli conosce personalmente ed apprezza moltissimo le indiscutibili e particolarmente spiccate doti di Comando del Gloria che egli ha avuto in altri tempi alle sue dirette dipendenze […] ma anziché imporre il Gloria come Comandante, sarebbe stato più opportuno inviarlo presso i reparti con un determinato incarico, affinché i Comandanti di Brigata potessero conoscerlo ed apprezzarlo e che la di lui presentazione non avrebbe dovuto avvenire tramite lettera, ma mediante diretto personale invio dei più influenti membri del C.L. che avrebbero dovuto accompagnarlo e creargli, con la persuasione degli animi, l’ambiente favorevole sul posto”. <273
Il CLN di Parma e il Comandante Generale concordano dunque nell’attribuire grandi capacità tecnica militare e di comando al Colonnello. La competenza militare è la caratteristica che lo contrappone al Comandante Arta; questo è quanto emerge da diversi documenti (“il Comandante Arta, non può considerarsi dal punto di vista strettamente militare all’altezza di Gloria <274”) specialmente da quello scritto dal Comandante Nord Emilia Bertola al Comando Generale per l’Italia Occupata. Nel documento, già preso in esame nel paragrafo precedente, il Comandante esorta il Comando Generale a provvedere alla sostituzione del Comandante Arta, “il meno esperto tardi tutti quelli dipendenti dal Nord Emilia <275” con Gloria “il migliore fra i dipendenti comandanti” <276.
In relazione all’intero caso della nomina del Comando Unico, il Colonnello Ceschi emerge come uomo capace, nominato dall’alto e che rischia di subire un’umiliazione di fronte al diniego del Comando provinciale, appoggiato dai comandanti, a cedere la nomina. Diversi passaggi infatti fanno cenno alla posizione critica e se vogliamo imbarazzante di Gloria; nel documento inviato al Comando Generale Alta Italia, il Vice Comandante Aceti in relazione alla posizione assunta da Arta e Poe scrive: “di fronte a tale situazione a noi non rimaneva che dichiarare fallimento e procurare così al valoroso Col. Gloria l’umiliante sorte del cane bastonato” <277; questo viene ribadito sempre da Aceti in una relazione riassuntiva inviata al Comando Militare Nord Emilia nella metà di aprile ’45: “la soluzione di compromesso che fu presa anche per evitare concordemente che il Colonnello Gloria fosse esposto a fare una cattiva figura”. <278 Forse proprio per questo, il Colonnello dichiarando di non voler creare una crisi permanente ha accettato la soluzione di compromesso.
L’unico a mettere in discussione la presunta abilità militare di Gloria fu Ferrari il quale, nella già citata riunione con i comandi del movimento, dopo aver contestato la possibile sua sostituzione parla esplicitamente di Paolo Ceschi: “Il Gloria, che secondo il Nord Emilia doveva avere un piedistallo di ferro, ha dimostrato invece di appoggiarsi a un piedistallo di sabbia: ecco il testo ricevuto dal Comando Unico Ovest Cisa che adduceva a giustificazione del mancato attacco combinato delle quattro province il mal tempo e la mancanza di artiglieria […] mentre le nostre formazioni avevano sbaragliato quasi tutta la Vallata del Taro”. <279
Le parole espresse da Arta non solo non vanno ad intaccare quella fama di abile militare e stratega di cui Gloria godeva, ma sappiamo essere pronunciate in un clima di tensione tra il Comando Ovest e quello del Nord Emilia; tensione che riversa anche sul rapporto con il favorito del Comando regionale.
Il binomio Gloria e Mauri
L’altra questione in cui si fa sentire la voce del Comandante della zona Est è, come abbiamo visto, quella del caso Mauri. Come abbiamo visto, Gloria interviene incisivamente nella vicenda inviando diverse missive alla Delegazione del Nord Emilia; in questi documenti egli giudicò ingiusto e privo di fondamento il provvedimento preso verso il Commissario e difese le azioni di Primo Savani ritenendo “doveroso prendere posizione in sua difesa dato che nessuno meglio di me era al corrente dell’attività svolta da Mauri in pieno accordo con me e con la missione alleata <280”.
La difesa di Gloria e le relazioni inviate da Mauri, provano come tra i due si fosse creato un legame di stima e di fiducia reciproca, manifestata dall’avvocato Savani nella lettera inviata al Comandante all’indomani delle sue dimissioni: “è doloroso lasciarci alla vigilia della Vittoria, dopo tanto fervore di opere in cordiale collaborazione […] A te e gli amici il mio saluto commosso e rispettoso” <281.
Come per Arta e Poe, la differenza politica non ha impedito al Comandante e Commissario, nonostante l’impervio inizio e le diverse crisi subite, di restare uniti nel guidare la lotta e le formazioni.
La provata solidità del connubio Mauri e Gloria, anche se non viene celebrato come Arta e Poe verso cui molti hanno espresso ammirazione e stima, trova conferma in un documento inviato alla Federazione del Partito Comunista, il 17 febbraio del 1945. Nel testo, in vista del rinnovamento al Comando, vengono passati in rassegna dall’autore, ignoto dal momento che il documento non è firmato <282, i possibili nominativi per la carica di Commissario, in riferimento al comando della zona Est si legge: “Mauri […] conosce ormai debolezze e punti forti di Gloria ed è giunto ad una effettiva collaborazione con questi. Con lui e Gloria il nuovo Comando Unico già inquadrato ed affiatato sarebbe in grado di iniziare subito la sua opera di comando e ricostruzione, cosa per noi importantissima dato l’avvicinarsi della discesa in città”. <283
Sull’operato di Mauri e Gloria, esprime un giudizio positivo anche il Vice Comandante del Nord Emilia Aceti, nella relazione già revisionata di fine marzo: “nella zona Est comandata da Gloria le formazioni hanno raggiunto un grado di efficienza veramente notevole e con la presenza del prof. Mauri, […] l’equilibrio politico fra le brigate democratiche e garibaldine è garantito”. <284
I rapporti politici
Sempre nel “caso Mauri”, abbiamo affrontato il documento in cui, in via personale, Gloria esprimeva al Comandante Bertola il suo giudizio sull’eccessiva presenza di collaboratori comunisti nel suo comando; questo impediva di avere, nel comando del Nord Emilia, elementi “moderatori e sereni politicamente che daranno garanzia maggiore di una collaborazione fattiva e disinteressata”. <285 Secondo Gloria infatti il provvedimento preso dal Nord Emilia era dovuto al fatto che ” vi sono nel suo partito [comunista ] delle correnti estremiste che non vedono bene la serena e fattiva opera svolta dal Commissario della Delegazione, opera che mai è stata improntata a spirito settario” <286. Si avverte nelle parole di Gloria un certa diffidenza verso le componenti più estremiste del partito rosso, la cui presenza di questi elementi impedisce “la collaborazione di tutte le forze sane della nazione” <287.
Allo stesso tempo, anche il Partito Comunista parmense, per quanto co-fautore della nomina di Gloria, rimane guardingo nei confronti del Comandante democristiano, come abbiamo già visto nel carteggio inviato dalla Federazione al futuro Comandante Annibale (Luigi Rastelli), nominato responsabile politico della zona Est. In una lettera inviata ad Annibale la Federazione scrisse: “in merito alle manovre del Comandante della zona Est le conosciamo già, pensiamo si possano ostacolare solamente attraverso un forte lavoro politico nelle Brigate e con la presentazione di elementi dotati di capacità per dar loro assumere cariche e comandi adeguati […] l’intervento del Comandante Gloria nei C.L. locali è fuori luogo; il CLN di Parma farà le sue rimostranze. Voi dovete sostenere che qualsiasi elezione, spostamenti, di elementi già in carica, non può essere il risultato dell’intervento di un comando qualsiasi, ma solo effettuabile in seguito a decisioni del CLN locale e di Parma per l’approvazione” <288
Pur non conoscendo i fatti a cui la lettera si riferiva, possiamo dedurre che nel presente scritto il Partito deplorava o l’ingerenza di Gloria in questioni riservate al comitato, o più probabilmente il fatto di aver preso una decisione senza consultare il Comitato. Anche il Comandante Bertola, in risposta alla lettera di Gloria, si riferisce alla sua intromissione nelle questioni di Partito: “non comprendo su quali elementi giudichi il provvedimento preso dal P.C ed il motivo per cui, specie nella tua veste di Comandante Militare e quindi al di sopra di ogni questione di Partiti ti intrometta in faccende interne di un partito, oltre a dare giudizi quali tu fai”<289.
Al di là di qualsiasi intervento negli affari di partito, il pensiero e le direttive del Comandante della zona Est, appaiono più improntate e marcate dall’aspetto militare che politico; questo è quanto si evince da una missiva inviata a Roda, un partigiano nominato nel febbraio 1945 da Gloria, “per ragioni esclusivamente di indole militare” <290, Ufficiale Addetto ai Collegamenti della Divisione “Orsaro”. Nella lettera il Colonnello, riferendosi alla carica ottenuta da Roda, dopo aver riferito della fiducia riposta in lui nell’assegnargli l’incarico aggiunge: “Perché però questa fiducia possa permanere è necessario che da parte tua non venga svolta alcuna attività al di fuori di quella di ufficiale del Comando la quale per la sua natura deve essere assolutamente apolitica. Io non guardo quali siano le opinioni politiche personali dei miei collaboratori militari ma ritengo che perché le formazioni possano essere veramente efficienti nel campo militare occorre non vi sia alcuna azione politica di partito […] tu devi renderti conto che fra me ed i miei collaboratori militari debbano intercorrere rapporti di assoluta sincerità senza dei quali verrebbe scossa ogni fiducia compromettendo gravemente il nostro lavoro” <291.
Il lavoro militare, secondo il Comandante, non deve essere influenzato o coinvolto in questioni politiche. La sua obiettività e apoliticità nel trattare con persone o formazioni di altra appartenenza politica, soprattutto comunista, viene ribadita anche nella missiva inviata al Comandante Bertola (Mario Roveda) il 3 aprile 1945, nella quale oltre a portare la sua opinione nella questione sulle trattative di Savani, esprime il suo pensiero sul proprio operato di Comandante: “Io mi sono sforzato di dare alla mia azione di comando un carattere di assoluta obiettività e imparzialità e soltanto gli elementi in malafede potranno muovere accuse sul mio dovere […] Mauri stesso può attestare quanta cura e delicatezza abbia sempre usato nel trattare con le formazioni garibaldine e quante volte abbia demandato a lui la definizione di questioni un po’ spinose appunto perché non si potesse pensare ad un mio partito preso. Sono assolutamente convinto della necessità che tutte le forze sane della nazione debbano unirsi in un sano e sincero spirito di collaborazione fraterna non soltanto per la lotta odierna ma anche per le future battaglie per la ricostruzione del nostro povero paese martoriato. Ed in tal senso desidero continuare il mio lavoro in pieno ed assoluto spirito di disciplina e di collaborazione con il suo comando”. <292
Solo per il “caso Mauri”Paolo Ceschi non esita a intervenire in faccende di natura non prettamente militare, manifestando in diverse occasioni al Comando Nord Emilia il disappunto per il provvedimento preso e difendendo la buona fede e l’onore del suo Commissario.
Conclusioni
La figura di Gloria, nei documenti e nella bibliografia, è sempre legata alla questione della nomina al Comando Unico, come rappresentazione di una decisione imposta dall’alto e contraria al principio della nomina democratica. Di conseguenza questo lo pose in una posizione delicata nei riguardi delle brigate sotto la sua dipendenza, dal momento che non era conosciuto nel movimento parmense. Non si hanno riscontri di critiche mosse dai comandanti dipendenti, il che lascia supporre che nonostante l’incipiente difficoltà, Gloria si sia dimostrato all’altezza del suo compito. Questo trova anche riscontro nel solido legame instaurato con una figura profondamente diversa da Gloria, quali il Commissario Mauri, comunista, già inserito e conosciuto nell’ambiente e di impostazione politica.
Infine, il fatto che il suo nome venga riproposto dal Comando Nord Emilia, con l’appoggio del Partito Comunista, come sostituito del Comandante Unico Arta, dimostrano le sue effettive doti militari e la sua attitudine al comando. Gloria, rispetto ad Arta, Mauri e Poe, è l’unico ad aver un’impronta marcatamente militare anziché politica e a non esser conosciuto nel movimento parmense; si tratta di un homo novus, scelto e nominato dall’alto e al quale si deve la soluzione di compromesso che portò alla formazione di due comandi ufficialmente indipendenti. Come abbiamo visto per il caso Mauri e nella lettera inviata al patriota Roda, il rapporto che Gloria cerca di impostare con i suoi collaboratori è basato sulla sincerità e sulla fiducia reciproca, forse più pretesa che non conquistata come nel caso di Arta. Da una direttiva scelta tra le diverse analizzate, Gloria invita il comando della 47a Brigata non procedere con il licenziamento a priori di impiegati squadristi “che dopo l’8 settembre non hanno più dato l’adesione al partito repubblicano” <293. Questo viene motivato con il fatto che “essere stato squadrista non è condizione sufficiente, perché sono squadristi del ’21 che a distanza di vent’anni possono aver mutato radicalmente le loro opinioni politiche […] inoltre se un elemento è in questo momento utile ed il suo allontanamento creerebbe una crisi nel funzionamento di un servizio di utilità pubblica, meglio conservarlo anziché sostituirlo con un incompetente […] si ricadrebbe negli stessi errori del fascismo” <294.
Questa direttiva dimostra il pragmatismo e la moderatezza di Gloria. Competere con figure del calibro di Giacomo Ferrari non è facile e il contesto del suo insediamento non semplificarono il compito di Comando di Gloria. Tuttavia, grazie alla collaborazione con il suo Commissario Mauri, alla propensione al compromesso e soprattutto grazie alle sue doti militari, Gloria seppe condurre, con soddisfacenti risultati, le brigate a lui affidate.
[NOTE]
268 L. Tarantini, Resistenza armata nel parmense, p. 193.
269 AISRECP, Fondo Lotta di Liberazione, busta RI, fasc. QC, f.1.
270 Ibidem
271 Ibidem
272 Ibidem
273 Ivi, busta 3 OD, fasc. OP a, f.39.
274 Ivi, busta RI, fasc. QC, f.12.
275 Ivi, f.15
276 Ibidem
277 Ivi, fasc. QA, f.1.
278 Ivi, f.3.
279 Ivi, fasc. QC, f.18
280 Ivi, fasc. QM, f. 29.
281 Ivi, f. 41.
282 Sul documento non è riportato il firmatario, è ipotizzabile che si possa trattare, per stile e ruolo, a Miro (delegato del P.C) o a Bertini (Ispettore del Nord Emilia).
283 AISRECP, Fondo Lotta di Liberazione, busta 3 OD, fasc. OP b3, f. 64.
284 Ivi, busta RI, fasc. QC, f.12.
285 Ivi, fasc. QM, f. 29.
286 Ibidem
287 Ibidem
288 Ivi, busta 2 OD, fasc. OP b2, f. 43.
289 Ivi, busta 3 OD, fasc. OP d1, f. 110.
290 Ivi, busta 2 CU, fasc. ES c, f. 41.
291 Ivi, fasc. ES e, f. 56.
292 Ivi, busta RI, fasc. QM, f. 33.
293 Ivi, busta 2 CU, fasc. ES z, f. 4.
294 Ibidem
Costanza Guidetti, La struttura del comando nel movimento resistenziale a Parma, Tesi di laurea, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Anno Accademico 2017-2018

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