Il Gruppo Patrioti Apuani rifiutava il commissario politico

Massa. Fonte: mapio.net

Durante il passaggio da Brigata Lupi Apuani a Gruppo Patrioti Apuani [GPA] iniziarono a verificarsi i primi contrasti all’interno della formazione. La cronaca dettagliata dello scontro che si sviluppò in seno alla formazione ci viene fornita da una relazione scritta da “Ciacco” (Tristano Zekanowski) il 17 luglio 1944 e indirizzata a Giuseppe Antonini “Andrea”. Motivo dello scontro che vide contrapporsi lo stesso “Ciacco” e Pietro (Pietro Del Giudice), fu nello specifico la richiesta di avere in formazione la figura del commissario politico, e in termini più generali il malcontento generato dal mutamento dell’indirizzo ideologico della formazione. “Ciacco” in disaccordo con le direttive militari e politiche emanate dal comandante del GPA lascerà il gruppo nella prima metà del mese di luglio per unirsi al nuovo distaccamento garibaldino “A. Cartolari” formatosi nella montagna massese e guidato da “Andrea” e da “Carmelo” (Olinto Zaghet). Così viene descritto il clima all’interno del gruppo: “Il sottoscritto T.Z. Ciacco entrò in contatto con la formazione Vico il giorno 15 giugno c.a. Mentre questa era reduce dalla battaglia del Forno (13 giugno) [Forno è Frazione del comune di Massa] e vi rimase perché ebbe dal comandante l’assicurazione di far parte della III^ Brigata Garibaldi al comando di Tito (Ten. Marcello Garosi) morto appunto nella suddetta battaglia. Inoltre il comandante Vico annunciava il seguente programma: “noi scenderemo là dove la situazione strategica ce lo richiederà, potrà essere a Viareggio come a La Spezia a seconda degli ordini del Comando della Brigata. Il sottoscritto, dopo aver comunicato la propria posizione al Comitato da cui dipendeva, rimase alle dipendenze del comandante Vico, alle cui disposizioni si attenne con la massima disciplina ottenendo una promozione ad ufficiale per meriti speciali, nonché il comando della Squadra Comando della Compagnia: questo per dimostrare che la relazione presente non ha alcun motivo personale. Il giorno 20 giugno la formazione si portò nella località del Campaccio presso il M. Carchio, dove si insediò in forma stabile e dove, dopo qualche giorno, fece la sua comparizione in qualità di fiduciario del C.d.L.N. Prov. di Apuania un certo Pietro che mi dissero frate domenicano, il quale, a quanto mi consta, prese il comando effettivo, sebbene non nominale, della formazione, dato che il comandante Vico obbediva ciecamente alle sue disposizioni.
Mi fu spiegato che la formazione dipendeva completamente dal C.d.L.N. di Massa che ne avrebbe da allora stabilito i destini. In un secondo tempo io mi interessai personalmente presso Pietro sul fatto che mancava nella formazione un commissario politico […] Mi fu risposto dapprima evasivamente poi in modo sempre più ostile al progetto che a quanto seppi suscitò anche una grande discussione in seno al C.d.L.N. di Massa. Inoltre, essendosi presentato in formazione un tenente proveniente dalle Brigate Garibaldine di Spagna per prendere le funzioni di commissario politico, fu bruscamente e poco cortesemente licenziato da Pietro. A conclusione di tutto questo ci fu comunicato che la formazione non era più un distaccamento delle Brigate Garibaldi, ma bensì dipendendo dal C.d.L.N. di Massa, una formazione a carattere locale per la difesa esclusiva di Massa e che prendeva il nome di Lupi Apuani, nome che fu poi cambiato in quello di Gruppo Patrioti Apuani. Alcuni uomini vennero da me per lamentarsi di tale provvedimento; io non conoscendo ancora i programmi del Comando, li esortai a mantenersi disciplinati agli ordini del comandante.” <153.
Questa prima parte della relazione oltre a segnalarci il progressivo aumentare delle tensioni all’interno della formazione ci fornisce un dato interessante e cioè la presenza presso il campo del GPA di un tenente garibaldino inviato dal Pci per ricoprire l’incarico di commissario politico. La presenza dell’ufficiale garibaldino, “Carmelo”, nome di battaglia di Olinto Zaghet <154 è confermata da due diversi documenti: una relazione non firmata, ma quasi sicuramente redatta dallo stesso “Carmelo”, e una lettera di Pietro probabilmente per “Enzo” che ci permette di datare l’arrivo dello Zaghet al giorno 29 giugno. Il primo dei due documenti, datato 3 luglio 1944, riporta giudizi molto negativi su
“Vico”, Pietro e sulla strategia militare adottata: “Dopo essere rimasto, per due giorni in seno alla formazione Lupi Apuani, militarmente comandata da Vico, posso esporre quanto segue: Il suddetto comandante risulta essere un ex sergente della milizia fascista, che si è dato alle Alpi in seguito ad un mandato di cattura. Con esso c’è un elemento, il quale sembra sia un frate, che lo affianca come ispettore, ma in sostanza è il corpo e l’anima di tutto, e a quanto mi risulta è anche un membro del C.d.L.N di Massa. Detti elementi si sono opposti all’arrivo di un commissario politico in formazione, con il pretesto che l’unità non sarà collegata con il centro regionale, ma sarà esclusivamente a disposizione del C.d.L.N di Massa e perciò autonoma. Il sopracitato monaco, che si dimostra molto settario, ha fatto delle dichiarazioni dimostrandosi anticomunista per eccellenza, per il qual motivo vuol mantenere la formazione autonoma cioè: evitare che siano dei comunisti che prendono delle iniziative e siano ai posti di comando. L’unità dopo lo scontro di Forno non si è più mossa dalla sua tana, se non per andare alla ricerca di viveri; ad attaccare i fascisti non se ne parla mai. […] Quale tattica debbono usare i patrioti quando essi vengono attaccati? Per conto mio è sempre la guerriglia e mai lo schieramento. […] E’ da aggiungere che il giorno 29 giugno (S. Pietro) il frate ha fatto ubriacare la quasi totalità dei partigiani avendogli distribuito 2 bottiglie di liquori ogni 4 uomini, facendo poi una violenta arringa ai patrioti minacciandoli se avessero tentato di fargli una campagna contro.” <155.
Il tentativo del Pci di inserire nella formazione di “Vico” propri uomini con funzioni di comando era in qualche modo legittimato dall’equivoco che esisteva ancora sulla natura politica della banda, considerata dagli esponenti comunisti come parte del mondo garibaldino. In realtà, come abbiamo visto, la formazione stava progressivamente recidendo ogni legame con la propria origine a partire dall’adozione della nuova denominazione prima di “Lupi Apuani” e poi di GPA. La relazione di “Carmelo” mise in agitazione i comandi militari garibaldini, come dimostra una comunicazione proveniente dalla delegazione per le province di Apuania, di Lucca e di Livorno delle brigate e distaccamenti d’assalto Garibaldi, indirizzata a “Vico” e per conoscenza al CLN di Massa in data 10 luglio 1944. Oggetto del documento era la posizione del distaccamento nel quadro della lotta di liberazione nazionale, nel quale veniva ricordata l’origine della formazione: “Teniamo prima di tutto a precisare che codesto distaccamento, ha trovato la sua origine da un gruppo di squadre del distaccamento d’assalto Garibaldi “L. Mulargia” che era comandato dall’eroe nazionale Marcello Garosi, che dipendeva direttamente da questa delegazione.” <156.
Dopo gli elogi alle capacità militari di “Vico”, venivano spiegati i compiti che dovevano assumere i distaccamenti garibaldini nel quadro della Liberazione e in quale misura e modo avrebbero dovuto cooperare con i CLN locali: “[…] è chiara quindi la collaborazione fra i Distaccamenti e i C.d.L.N. anche sul terreno militare, ma è assolutamente errato il credere che i Distaccamenti e le Brigate, che sono armati dagli Alleati, limitino la loro attività solo a questa collaborazione ma è invece esatto che i Distaccamenti e le Brigate Partigiane devono agire sul terreno veramente militare in collaborazione degli Alleati, per raggiungere quegli obbiettivi, ben inteso nella misura del possibile, che
saranno indicati. Quel comandante di Distaccamento, o quel C.d.L.N. o quel Comitato Militare del C.d.L.N. che vedono nei Distaccamenti solo delle forze da tenere immobilizzate nei pressi della città per contare sul loro intervento dall’esterno, perdono di vista qual’è il vero compito militare e politico che i Distaccamenti devono assolvere nell’aiutare gli Alleati nella loro avanzata sul terreno dell’azione combinata con altri Distaccamenti, azione che deve permettere l’unione di questi Distaccamenti, per dare vita a delle vere e potenti unità militari di volontari delle quali gli alleati dovranno tener conto.” <157
I chiarimenti contenuti nella circolare sembrano far riferimento alle notizie ricavate dalla relazione scritta da “Carmelo” che indicavano la formazione come diretta emanazione del CLN massese e incapace di portare attacchi al nemico. Il documento firmato da “Paolo” <158 si concludeva con l’esortazione a “Vico” e ai suoi uomini ad unirsi alla Brigata che si stava costituendo sul versante versiliese delle Apuane: “[…]è nostra intenzione fare partecipare codesto
Distaccamento alla Brigata che è in via di formazione, e alla quale hanno già aderito il Distaccamento “Gino Lombardi” al comando di Libertà e Bandelloni, il distaccamento “L. Mulargia” al comando di Beppe e altri piccoli distaccamenti.” <159
Veniva, inoltre, annunciato l’arrivo in formazione di un commissario straordinario inviato per esaminare la situazione. Il commissario al quale si fa riferimento è Giuseppe Antonini “Andrea”. Conferma dell’arrivo dell’esponente comunista ci viene fornita dalla relazione già citata compilata da “Ciacco”: “Il giorno 11 si presentò il compagno Andrea inviato come Commissario Politico dal Delegato Regionale; fu decisamente rifiutato da Pietro il quale affermò che il C.d.L.N. di Massa non riconosceva delegati regionali o comunque autorità superiori, mancando i contatti ufficiali con questi.” <160.
E’ interessante notare come l’arrivo o comunque la presenza dei due inviati dal Pci nella formazione di Pietro e “Vico” coincida con momenti fondamentali nell’evoluzione della banda. “Carmelo” è presente il 29 giugno, giorno nel quale Pietro arringa i suoi uomini “minacciandoli se avessero provato a fargli una campagna contro”, e, attraverso la lettura dei diari storici del gruppo, apprendiamo che in quello stesso giorno la 3^ Brigata Garibaldi assunse il nome di Lupi Apuani. L’arrivo di Andrea l’11 luglio coincide, invece, con il momento della definitiva adozione del nome di Gruppo Patrioti Apuani. Sembra quasi che l’arrivo dei due possibili commissari politici abbia accelerato quel processo di trasformazione che portò la formazione nel giro di poche settimane dalla strage di Forno a recidere definitivamente ogni legame, anche solo nominale, con il mondo garibaldino. Ad accreditare questa tesi una lettera di Pietro, datata 29 giugno e indirizzata ad un non meglio specificato “carissimo”: “Ti mando questa lettera copia dell’originale che ho riconsegnato al Signor Carmelo in attesa quassù che la sua posizione sia definita. Da questa il gioco comunista si rivela in pieno. Carmelo è il tenente garibaldino di cui hanno tanto parlato i comunisti nella riunione di domenica. La diplomazia del dottore [?] e di Beppe ha avuto scacco matto perché quella lettera invece di andare nelle mani di un comunista è finita nelle mie lasciandomi molto educato sui metodi e sulla lealtà dei comunisti che vogliono in tutti i modi un loro commissario politico nelle formazioni per dominarle completamente oggi e domani servendosene [?] forse anche contro di noi. Come siamo d’accordo al gioco comunista non ci prestiamo.” <161
In mano a Pietro finisce, quindi, una comunicazione che Carmelo, nella sua veste di futuro commissario di brigata, avrebbe dovuto probabilmente recapitare agli ufficiali sopravvissuti allo scontro di Forno, Vico o “Beppe”. Il foglio trascritto da Pietro riporta: “Il latore della presente è il compagno Carmelo di cui ti ho parlato, il quale resta con voi come commissario Politico di Brigata. Con lui ti mando altri due compagni che faranno anche loro il medesimo lavoro. […] Il compagno Carmelo porta con se circolari che indicano come si compone il Comando di Brigata, inoltre ha istruzioni verbali che esaminerete insieme, in modo che ne risulti un comando che risponda al nostro desiderio.” <162.
Appare evidente l’intenzione, da parte del gruppo dirigente comunista, di appoggiarsi al gruppo di “Vico” per farne il nucleo di una nuova Brigata Garibaldi e di mettere in ruoli chiave uomini fedeli al Pci. La lettera di Pietro mostra indignazione e stupore rispetto a quanto appreso, forse perché nella riunione tenutasi il 24 o il 25 giugno presso la località Case di Cecco tra i membri del CLN di Massa e gli esponenti comunisti si era giunti non ad una rottura sulle diverse visioni sul futuro della formazione, ma ad una mediazione che il messaggio trovato a “Carmelo” di fatto smentiva. Questa ipotesi avvallerebbe anche la decisione, presa in seno alla formazione, di mutare il nome della stessa non dopo la riunione, ma solo in seguito alla scoperta della comunicazione che “Carmelo” portava con sè. L’accenno nella lettera all’invio di altri due compagni che avrebbero svolto il medesimo ruolo di commissari politici potrebbe riferirsi al ritorno in territorio apuano dei cugini Enrico <163 e Guido Benedetti <164 che diventeranno in seguito vicecommissario politico della Brigata Garibaldi “U. Muccini” e commissario politico della formazione “S. Ceragioli”.
Il 16 luglio avvenne infine l’episodio che portò alla rottura definitiva tra la componente comunista presente nel GPA e il resto della formazione. Così viene descritto lo scontro da “Ciacco”: “La mattina del 16 la squadra comandata dal tenente Sergio dislocata a Campiglia si presentò alla squadra Comando dichiarando di volersi trasferire in un distaccamento Garibaldi. Il Comandante Vico non si oppose, ma volle prima convocare Pietro, il quale dopo aver riunito gli uomini dichiarò che il Gruppo era una formazione militare della quale lui solo era comandante e che avrebbe fatto fuoco contro chiunque si fosse trasferito altrove con le armi e se qualcuno voleva farlo doveva deporre le armi per poi, in un secondo momento richiederle al Comitato di Massa dal quale la formazione dipendeva. Aggiungo che accanto a Pietro stavano, oltre agli ufficiali, un uomo col mitra in mano”. <165
“Ciacco” intervenne in difesa del diritto dei suoi compagni a scegliere la formazione nella quale militare portandosi dietro le armi: “[…] dichiarando essere un proprio diritto di voler passare con le armi da una formazione in cui si fa “l’azione passiva”, in un’altra in cui si combatte e che del resto le armi appartenevano alla formazione garibaldina di Tito. Fu risposto che a Tito spettavano al massimo 4 Sten e che la formazione essendo stata recuperata dal C.d.L.N. di Massa era ormai di sua esclusiva proprietà. Io feci inoltre notare che il C.d.L.N. di Massa doveva a sua volta ubbidire agli ordini di un Centro, ma Pietro rispose che questo Centro non era da loro conosciuto e che non potevano prendere in considerazione un fesso qualunque che si spacciava per Delegato Regionale. […] Allora il sottoscritto domandò come mai non veniva concesso dal C.d.L.N. un commissario politico dato che gli uomini lo desideravano. Pietro rispose che nella formazione, dato il suo carattere militare, non era il volere degli uomini che contava, ma quello del C.d.L.N. e che di un commissario non c’era bisogno.” <166
I temi della disputa sono ancora una volta centrati sulle caratteristiche principali della formazione, giudicate in modo negativo dagli esponenti del partito comunista. Le critiche sono molte: dalle disposizioni militari emanate, in particolar modo l’azione passiva, alla mancanza del commissario politico; dal carattere locale del Gruppo, alla sua dipendenza troppo stretta con il CLN di Massa. Per la prima volta viene usato come argomento, nello scontro fra le diverse posizioni, anche l’origine del Gruppo Patrioti Apuani visto come diretto discendente della formazione garibaldina comandata da Tito. Questo tema alla fine di luglio verrà nuovamente riproposto da “Andrea” per rivendicare il
possesso del denaro e delle armi già appartenute agli uomini della “Mulargia” e ora in mano ai partigiani comandati da Pietro e “Vico”. La relazione di “Ciacco” si conclude con la decisione di quest’ultimo di lasciare la formazione: “[…] Il sottoscritto allora cessò allora la discussione presentando subito dopo le proprie dimissioni di capo squadra dichiarando di volersene andare in un distaccamento Garibaldi e di trattenere la pistola in quanto preda di guerra. Pietro “gentilmente” dichiarava che in via speciale gli sarebbe concesso di tenere tutto l’armamento esprimendo poi i rincrescimenti del caso ecc. ecc. Attualmente il sottoscritto è a disposizione del compagno Andrea per il suo trasferimento mantenendo la carica di capo della Squadra Comando fino a nomina del successore. Pietro dichiarò anche pubblicamente al sottoscritto che Tito era comunista per modo di dire, che tollerava il commissario politico in quanto gli era stato imposto e che inoltre Tito sarebbe stato silurato dai compagni di Viareggio se non fosse intervenuto lui col C.d.L.N. di Massa. Ergo la formazione, Tito compreso, appartiene al C.d.L.N. di Massa.” <167.
“Ciacco” rimase in formazione sicuramente sino al 17 luglio come testimonia l’elenco degli appartenenti alla squadra comando del Gruppo Patrioti Apuani compilato in quella data. <168
[NOTE]
153 AAM busta 34, fascicolo 23 “Rapporto sulla formazione Vico”. La relazione venne poi inviata da “Andrea” alla delegazione delle province di Lucca, Apuania, Livorno delle Brigate d’assalto Garibaldi, probabilmente in allegato alla lettera che Andrea inviò a Paolo il 31 luglio.
154 Olinto Zaghet, “Carmelo” nasce a Brugnera, Pordenone nel 1908. Muratore, comunista esule in Francia nel 1932. In Spagna nel 1936 partecipa ai combattimenti di Madrid, Aragona e sull’Ebro. Tornato in Francia è internato e tradotto in Italia dove viene condannato al confino di Ventotene. Liberato alla caduta del fascismo, si ferma a Carrara. Nel luglio del ’44 è fra i fondatori del distaccamento garibaldino “A. Cartolari” sul monte Brugiana. Diventa vice comandante della Brigata “U. Muccini” nell’agosto. Lascia la Cartolari per contrasti con “Andrea” e diventa nel febbraio 1945 comandante della IV Brigata Apuana “G. Menconi” bis.
155 AAM busta 52, fascicolo 15.
156 AAM busta 16, fascicolo 28.
157 Ivi.
158 “Paolo” nome di battaglia di Alvo Fontani dirigente comunista della delegazione regionale delle Brigate Garibaldi.
159 Ibidem pag. 2.
160 AAM busta 34, fascicolo 23.
161 AAM busta 16, fascicolo 26. La lettera, probabilmente indirizzata a “Enzo”, è manoscritta e datata 29 giugno. Alcune parole risultano, a causa della grafia, poco decifrabili e sono state indicate nel testo con un punto interrogativo. Il dottore e Beppe potrebbero essere Bertoloni Umberto esponente comunista del CLN di Massa, e Giuseppe Antonini, entrambi presenti alla riunione che si tenne alle Case di Cecco tra esponenti comunisti e membri del CLN. Riunione che causò un duro scontro tra le due parti sul futuro della formazione di Vico.
162 AAM busta 16, fascicolo 25.
163 Enrico Benedetti “Cavallino” nasce a Massa nel 1912. Comunista nel 1934 emigra in Francia per sfuggire all’arresto. Nel dicembre del 1940 è estradato in Italia e confinato a Ventotene. Tornato a Massa nell’agosto 1943 viene designato da Gino Menconi responsabile militare del Pci. Ad aprile del ’44 è inviato nelle provincie di Siena e Arezzo. Rientrato a Massa entra nella “Cartolari” e poi nella “Ceragioli”. Nel settembre è vicecommissario politico della Brigata “U. Muccini”. Passa il fronte nel dicembre 1944.
164 Guido Benedetti “Alfredo” nasce a Massa nel 1911. Comunista espatria in Francia nel 1934 quindi si trasferisce in Corsica nel 1939. Nel 1942 è tradotto in Italia e confinato a Ventotene. Liberato nell’agosto 1943 entra nel CLN di Massa. Inviato dal partito in altre province toscane, torna a Massa nel giugno 1944. Diventa commissario politico della “Ceragioli” sino al novembre 1944. Passa il fronte nel dicembre dello stesso anno.
165 AAM busta 34, fascicolo 23.
166 Ivi.
167 Ivi.
168 AAM busta 1, fascicolo 3.
Marco Rossi, Il Gruppo Patrioti Apuani attraverso le carte dell’archivio A.N.P.I. di Massa. Giugno – Dicembre 1944, Tesi di laurea, Università di Pisa, 2016

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Pensionato di Bordighera (IM)
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