La conformazione del territorio costituì un ostacolo da superare durante la prima emergenza

Primi campi allestiti fra le macerie a Sant’Angelo dei Lombardi (AV). Fonte: Op. cit. infra

L’emergenza a Sant’Angelo dei Lombardi
Il sisma ebbe un differente impatto sui due casi oggetto del nostro studio. A Sant’Angelo, nonostante un intervento più rapido dei soccorsi, la situazione venne recuperata con più difficoltà data la più grande estensione del danno, le difficoltà legate alla morfologia del territorio e la quasi totale assenza di ricoveri per la popolazione.
Come Gibellina per il Belice o Gemona per il Friuli, il centro altirpino guadagnò un triste primato in Irpinia e in questa fase fu anche definito la «capitale del disastro» <35, ciò tuttavia permise una costante attenzione da parte dei media e una grande affluenza da parte di volontari.
3.1 Campi e volontari
Fra i primi soccorsi attrezzati a mobilitarsi vi fu la provincia di Pesaro – Urbino che già la sera del 24 [novembre 1980] si mise in viaggio con un’autocolonna attrezzata di mezzi e uomini specializzati. Lungo il percorso, tra difficoltà, attese e dirottamenti, l’autocolonna giunse nel «mare di rovine» di Sant’Angelo nella mattinata del 25 e, dopo brevi riunioni con i cittadini e i Vigili del Fuoco dell’Emilia Romagna, venne assegnata l’area da occupare: «Sono le ore 19.30 il centro mobile è entrato in funzione, si servono i primi pasti, i gruppi elettrogeni con il loro rombo rompono il silenzio, coprono i lamenti, la piazzetta si illumina, la gara per la vita è aperta, l’intervento è incominciato»
scriverà Gianni Cesarini <36. Il campo della provincia di Pesaro – Urbino fu tra i primi barlumi di speranza e la sua attività si protrasse fino a primavera. La struttura, dal primo giorno alla fine di febbraio, fornì circa 124.000 pasti alla popolazione con punte di 4.000 pasti caldi in una sola giornata, furono effettuate circa 8.000 vaccinazioni, disinfezione delle acque, urbanizzazione aree per prefabbricati, sepoltura cadaveri e sgombero neve <37. Questa preziosissima attività è ricordata in molte testimonianze: «noi il primo piatto caldo l’abbiamo mangiato grazie alla provincia di Pesaro – Urbino» ricorda Vincenzo mentre Luigi sottolinea come «loro erano già in condizioni di intervenire in 24 ore in una calamità un altro poco insomma… una cucina telescopica che si apriva e qua ci rendemmo conto veramente eravamo lontani mille miglia, eravamo una bolla spazio temporale».
Altro importantissimo campo nel territorio fu quello «Toscano» che si insediò nella zona del quadrivio a valle, posizione strategica per poter raggiungere più facilmente anche altri comuni e dove operavano, solo per Sant’Angelo, 132 uomini fra ingegneri, elettricisti, geometri, operai ecc <38.
Tra i tanti interventi: “Spicca veramente l’abnegazione dei vigili di Viareggio che furono eccezionali, loro si occupavano della cosa più brutta effettivamente… organizzare il recupero delle salme presso il cimitero… veramente fecero un lavoro che credo nessuno avrebbe fatto con tanta capacità, tanta determinazione furono bravissimi eccellenti” (Luigi Morrongiello – Sant’Angelo dei Lombardi)
Ai due campi menzionati va aggiunto poi il campo «Brescia» che si insediò in via Petrile in cui erano attivi soprattutto operatori socio sanitari: “Fu la prima struttura che ebbe una visione anche sociologica… sociale… organizzativa… non fu una risposta solo ai bisogni del cibo o del vestiario ma incominciò a fare anche un’analisi dei costumi del territorio […] sull’assistenza sanitaria, sui consultori […] cioè sono stati dei precursori in questa direzione” (Tonino Lucido – Sant’Angelo dei Lombardi)
Al 13 giugno del 1981 risultavano attivi sul territorio comunale dieci campi, divisi fra roulotte, prefabbricati e container che fornivano alloggio e assistenza a 820 abitanti <39.
Una primissima difficoltà che dovette affrontare l’amministrazione fu proprio l’individuazione di aree su cui sistemarli: “Trovare la sistemazione ai campi dei soccorritori era un altro problema […] arrivavano da Pesaro, da Brescia venivano da tutta l’Italia […] e si doveva dire dove si dovevano accampare queste persone perché non è che venivano singolarmente, là arrivavano colonne di macchine con attrezzatura, cucine, cose… quindi bisognava dire dove metterli […] questa era l’attività diciamo così importante perché per la verità data la struttura morfologica del territorio non è che ci stesse pianura… ogni volta che si individuava qualcosa bisognava fare della lotta per spianare per fare poi
venire i containers pesanti” (Francesco Pizzillo – Sant’Angelo dei Lombardi)
La conformazione del territorio costituì un ostacolo da superare durante la prima emergenza e la sistemazione dei campi provocò un ulteriore trasformazione dell’ambiente dopo quella causata dal sisma.
3.2 Al Comune
Nel frattempo, con il peggiorare delle condizioni atmosferiche, l’attività del comune dalla tenda a Borgo San Rocco si trasferì nella villa Formato che fu requisita a causa dell’abbandono dei suoi occupanti, qui si stabilì il centro dell’attività amministrativa, del COS n.1 e del comando militare operante in zona <40.
L’attività del Comune fu intensissima per i primi periodi e la neoeletta sindaco ricorda: “Le prime cose… le bare che non bastavano… il riconoscimento dei morti… sapere come seppellirli… e come dire… aiutare le persone a riprendere un minimo di senso della vita considerando che c’erano famiglie intere distrutte… e cercando di coordinare gli aiuti […] quindi insomma voglio dire anche cercare di razionalizzarli… cercare di cominciare a ragionare per creare le minime condizioni di vivibilità con i servizi che mancavano erano saltati acquedotti, era saltata la luce elettrica, era saltato tutto” (Rosanna Repole – Sant’Angelo dei Lombardi)
Rosaria, giovane assistente sociale inviata dalla regione Campania, giunse a Sant’Angelo nella giornata di giovedì 27 novembre: “La prima cosa che lei [la sindaca] ci disse di fare è di praticamente andare tenda per tenda […] un po’ nelle macchine dove soggiornavano le persone per chiedere quante persone erano dei componenti familiari erano ancora vivi perché in quel momento non si sapeva ancora quanta gente era morta quindi il primo lavoro fu questo […] attività poi dopo questo tipo di diciamo… di questo reperimento… […] poi eh… che cosa abbiamo fatto, furono proprio messo su i servizi sociali in un prefabbricato […] noi poi davamo questi buoni alle persone che ti voglio dì il pannolino per il bambino piccolo, il sapone e facevamo questo qua…” (Rosaria Saputo – Sant’Angelo dei Lombardi)
Fra il forte odore dei cadaveri ancora sotto le macerie trascorrevano le lunghissime giornate di lavoro in cui il paese cambiava aspetto e lentamente si svuotava poiché, oltre a qualche partenza per le destinazioni alberghiere e sistemazioni presso parenti o amici, molti furono anche gli espatri per raggiungere eventuali parenti all’estero <41.
“In quel periodo una delle preoccupazioni maggiori dell’amministrazione era quella dello svuotamento del comune cioè […] il paese, la gente, i giovani non hanno cosa fare e noi li perdiamo” (Francesco Pizzillo – Sant’Angelo dei Lombardi)
Con una prima delibera dell’8 dicembre 1980 venne formalizzata la collaborazione di alcuni giovani che, in maniera spontanea, si erano messi a disposizione dell’amministrazione <42: “Quando mi so’ messo a disposizione del comune, dopo che ho tirato fuori mia sorella e che è stata seppellita nel cimitero nel campo dai militari… mia madre portata in ospedale ricoverata a Nola […] io il mio tempo l’ho dedicato subito immediatamente per il comune per organizzare la struttura… io ero fra i promotori del gruppo dei giovani che dovevamo darci da fare per aiutare, risollevare le sorti del nostro paese cioè fui mosso da questo spirito qua […] io mi tuffai nel lavoro non mi interessava in quel momento, non mi interessava l’aspetto diciamo così occupazionale […] io in effetti mi sentivo… ecco per quello che aveva perso molto col terremoto e non volevo niente… era semplicemente la rabbia del terremoto, la sfogavo col lavoro nell’aiutare così… è stata una reazione mia di… non volevo che altri venissero a risolvere i nostri problemi nel senso che dico se noi siamo i terremotati noi ci dobbiamo aiutare, noi ci dobbiamo ricostruire le abitazioni, insomma avevo questo spirito” (Franco Acocella – Sant’Angelo dei Lombardi)
Il sostegno al lavoro dell’amministrazione dunque provenne anche da molti giovani del luogo decisi a restare.
Al momento del sisma la compagine amministrativa era composta da 16 consiglieri della DC, 2 appartenenti ad una lista civica e 2 al PCI. Sebbene la maggioranza democristiana fosse ampia, al suo interno vi erano delle divisioni che in qualche modo riflettevano quelle del partito a livello nazionale con una parte più «demitiana» ed una più «bianchiana» <43. Queste due correnti erano inoltre impersonate dai due consiglieri regionali di origine santangiolese, Sena e De Vitto, che non fecero mai mancare la loro presenza sul territorio durante l’emergenza. Questa situazione fu fotografata da un’informativa della questura che sottolineava la mancanza di un indirizzo unitario da parte dell’amministrazione e i contrasti fra le varie correnti «facenti capo alle personalità politiche di cui la zona abbonda. Per quanto sopra il grande impegno personale del Sindaco e di qualche assessore non riesce a raggiungere i risultati che sarebbe lecito attendersi» <44.
[NOTE]
35 Chiusano G., Sant’Angelo dei lombardi. E la terra tremò (23.XI.1980), Tipolitografia Lioni, Stampa a cura dell’autore.
36 Cesarini G., La provincia a Sant’Angelo dei Lombardi, in «Pesaro – Urbino. Periodico dell’amministrazione provinciale», 10/11, 1980, p. 5.
37 ASAV – Provincia di Pesaro – Urbino, Intervento a Sant’Angelo dei Lombardi eseguito dall’Unità Operativa Servizi Speciali dell’Amministrazione provinciale coadiuvata da personale di altri enti e volontari.
38 ASAV – Centro Operativo «Toscano» Località Sant’Angelo dei Lombardi – Situazione Enti, uomini e mezzi presenti al 9.XII.1980.
39 ASAV – Situazione insediamenti provvisori alla data del 13/06/1981 COS n.1. Il numero potrebbe sembrare esiguo rispetto alla tragedia del paese ma bisogna sottolineare che tanti abitanti avevano ricevuto roulotte vicino alle case sparse in campagna e alla data di giugno molti avevano trovato sistemazioni alternative ai campi.
40 ASAV – Centro Operativo di Settore per il coordinamento dei soccorsi n.1 di Sant’Angelo dei Lombardi, 17 dicembre 1980.
41 Si tratta delle ordinanze n. 12 e n. 40 del Commissariato Straordinario concernenti le agevolazioni di viaggio in favore dei terremotati diretti all’estero.
42 Comune Sant’Angelo dei Lombardi, D. C. n. 68/80. Terremoto del 23.11.1980 – Ristrutturazione dei servizi e degli uffici – Assunzione personale straordinario
43 Mi riferisco alla corrente dei cosiddetti «basisti» che facevano capo a Ciriaco de Mita e i «centristi» più affini a Gerardo Bianco.
44 ASAV – Situazione Politica COS n.1 Sant’Angelo dei Lombardi.
Gabriele Ivo Moscaritolo, Storia sociale di un terremoto. Esperienze, memorie e trasformazioni nel cratere irpino. Sant’Angelo dei Lombardi – Conza della Campania (1950-2016), Tesi di dottorato, Università degli Studi di Napoli Federico II, Anno Accademico 2016-2017

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    Pensionato di Bordighera (IM)
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